Giorno: 18 Ottobre 2000

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Pazzi furiosi (secondo il diritto romano) / IV

6. Le parole per dire follia

La riprova di ciò giunge dall’analisi comparata con le altre espressioni richiamate in parentesi nel paragrafo precedente. L’autrice le passa ordinatamente in rassegna.

La presenza ad esempio nelle commedie di Plauto di “larvatus” (che vuol dire in preda alle larve, agli spiriti dei morti intesi come entità malefiche) e di “cerritus” (“colpito dall’ira della dea Cerere”) aiutano a comprendere lo scarto tra il linguaggio specialistico e quello di uso comune, che in questo caso era indirizzato al divertimento del pubblico. Lo stesso può dirsi per il termine poetico “lymphatus”, “colpito dalla ninfa”: “furosius” si differenzia giacché non designa mai una patologia o un suo sintomo né viene esplicitamente riferito, nell’uso che ne fanno i giuristi e gli autori latini in genere, a un incontro con un essere soprannaturale, malgrado l’etimologia. Continue reading

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Pazzi furiosi (secondo il diritto romano) / III

4. La cura “emica”

Di qui la cura “emica” proposta da McClintock, che decide così di attingere ad sua specializzazione, coltivata negli ultimi anni con maestria: l’antropologia. Dice l’autrice: le culture si descrivono e si interpretano utilizzando per quanto più sia possibile concetti “vicini all’esperienza” dei loro possessori; il che vuol dire muoversi all’interno degli spazi storici considerati, dopo esservi entrati nudi, spogliati di tutto ciò che deriverebbe dall’esterno, che rimane dunque fuori; spogliarsi, insomma, del proprio sguardo (etico) per assumere “gli occhi degli altri” cui intendiamo riferirci, di cui intendiamo raccontare l’esperienza. Assumere una posizione “emica”, insomma, significherebbe – sotto diverso angolo visuale – recuperare quella visione storica del diritto romano cui si è tante volte abdicato – in chiave pandettistica – per conclusioni attualizzanti. Continue reading

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Pazzi furiosi (secondo il diritto romano) / II

2. Storia e storiografia

La romanistica, a dire il vero, non è a digiuno su questi temi. Ricorda l’autrice: “Dividendosi per ambiti (il tragico, il medico e il filosofico-giuridico), essa ha affrontato numerosi problemi interpretativi attinenti alla follia, confrontandosi proficuamente con fonti extra-giuridiche, letterarie, mediche e retoriche”.

Ecco, il pregio dello studio di Aglaia McClintock è anche qui: unire alla storia la storiografia, indicare cioè le più importanti monografie che hanno caratterizzato lo studio della follia nell’antica Roma. Altro pregio è che il criterio cronologico utilizzato dall’autrice nell’esposizione delle fonti storiografiche non penalizza affatto il dialogo tra le monografie di un tempo e quelle di oggi. Capita così che l’Audibert, autore del primo lavoro organico sulla follia, nel 1890, dialoghi con Michel Foucault, la cui storia della follia del 1961 è al principio di molti avvenimenti, ivi compresa in Italia la Legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi nel 1978. Su questa scia, si collocano i contributi di Oliviero Diliberto, Enrico Nardi, Carlo Lanza, Ferdinando Zuccotti, Giunio Rizzelli e così via, ognuno con le proprie caratterizzazioni. Continue reading