Adelaida, che bella che sei!
Incontrai Adrián N. Bravi anni fa, ma ne ignoravo il lavoro di scrittore. Il luogo d’incontro fu l’Istituto di studi storici dell’Università di Macerata, di cui ho frequentato la Biblioteca nei tre anni di dottorato che ho svolto lì. Ammetto che ho fatto uso e abuso di chi comprende umanamente le difficoltà dei giovani ricercatori nel reperire le proprie carte di studio e sa quindi venire incontro a specifiche esigenze, adattando la rigidità delle regole di consultazione agli orari e alle scadenze tipiche dei fuorisede. Adrián lavorava al riordino del lascito librario di Mario Sbriccoli, per un anno direttore del mio corso di dottorato, poi strappato precocemente alla vita e quindi ai suoi illuminanti studi. Si avvertiva nei corridoi dell’Istituto l’assenza di una guida d’eccezione, che però aveva lasciato in eredità anche l’efficienza organizzativa di una struttura passata nelle mani di eccellenti suoi colleghi e allievi, maestri a loro volta.
È occorso tuttavia un libro, ed un incontro di presentazione dello stesso, perché il delicato accento argentino dell’Autore, destinato a dare sonorità ispanica al suo impeccabile italiano, facesse sì che io potessi sovrapporre frammenti di memoria, legati con il tempo della giovinezza, ad un personaggio che nel frattempo ho imparato ad apprezzare quale abile scrittore e raffinato intellettuale. Complice è stata la semifinale del Premio Strega presso il Teatro romano di Benevento e, di conseguenza, la lettura di “Adelaida” (Nutrimenti, 2024), libro che definire stupendo è pressoché d’obbligo.
Ne abbiamo parlato il 23 novembre con l’Autore, in un felicissimo incontro presso il teatro de La Salle, nell’ambito di Benevento LibrAria.
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La locandina dell’evento