La lotta contro i nuovi analfabetismi
Il 5 dicembre scorso, a Roma, l’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo, in occasione della proiezione nazionale del suo documentario dedicato ad Anna Lorenzetto, ha organizzato una partecipata giornata di studi. È stata un’importante occasione per fare il punto della situazione su un argomento davvero spinoso, quale è quello dell’analfabetismo funzionale: un argomento sul quale si registrano segnali a dir poco allarmanti. Dopotutto, nel corso della stessa mattinata, l’OCSE-PISA ha diffuso ufficialmente i dati dell’atteso Rapporto sull’analfabetismo funzionale dei quindicenni di tutto il mondo, quindi anche italiani, confermandosi il sentore che era già nell’aria: un preoccupante peggioramento nazionale nell’ultimo decennio (i punteggi medi dei test italiani 2018, già di per sé inferiori alla media europea, sono in calo rispetto ai punteggi medi dei test del 2009). L’iniziativa pertanto immaginata dall’on. Vitaliano Gemelli, presidente dell’Unione, sotto il brillante coordinamento amministrativo di Simona Bellia, con la partecipazione di esperti, studiosi e rappresentanti delle istituzioni, si è rivelata infine una fucina di idee, dove analisi delle cause e prospettazione di possibili risoluzioni hanno finito col dialogare proficuamente tra loro.
1. Il personaggio: Anna Maria Lorenzetto.
In altro articolo del presente diario (leggi > qui) ci si è occupati della visione pedagogica che Anna Lorenzetto (Roma, 1914 – Porto Ercole, 2001) applicò sul terreno dell’analfabetismo, anticipando i temi che oggi chiamiamo del lifelong learning. A quanto già scritto, tuttavia, è opportuno aggiungere che la rivoluzione realizzata con l’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo va letta in termini di assoluta coerenza con la biografia intellettuale di Anna Lorenzetto, convinta tra l’altro che ogni sfida nazionale dovesse nutrirsi in un quadro di comparazione internazionale.
Sul piano delle sfide nazionali, laddove la biografia della Lorenzetto coincise appunto con la nascita e l’affermarsi dell’UNLA, va sottolineata la fedeltà ad un’idea ben precisa: che l’associazionismo fosse tanto più essenziale alla “riedificazione” dell’Italia post-bellica quanto più esso fosse indipendente dalla politica, di cui andava onorato però l’aspetto istituzionale. E difatti il ruolo guida dell’UNLA fu orientato più al “condizionamento pacifico” delle politiche ministeriali dell’istruzione che non alla “pacifica applicazione” di direttive ministeriali non condivise. Fu così che l’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo riuscì a garantire quell’indipendenza di vedute che, in origine, la Lorenzetto cercò di affermare nell’ambito delle lotte femministe.
La prof.ssa Patrizia Gabrielli dell’Università di Siena ha ricostruito meticolosamente i singoli passaggi di questa vicenda: laureatasi prima in Lettere nel 1940, poi in Filosofia nel 1943, Anna Lorenzetto, durante gli anni di studio, nel cuore del regime mussoliniano, fu un’instancabile cultrice degli ideali liberali e democratici; educatasi dapprima al socialismo di Carlo Rosselli, fu tra le prime donne antifasciste italiane; partecipò alla costituzione del CAF (il Corpo di assistenza femminile aderente al Corpo italiano di liberazione) e dell’UDI (l’Unione delle donne italiane); membro del Comitato direttivo dell’UDI, fu tra le delegate italiane che diedero vita nel 1945 al Primo congresso internazionale delle donne a Parigi, da cui sarebbe nata la Federazione democratica internazionale femminile (FDIF). Ciò nonostante, le interferenze (non istituzionali, bensì partitiche) della politica la portarono ad approfondire argomenti di altra natura sulle colonne del “Ponte”, la rivista diretta da Piero Calamandrei, abbracciando via via il tema dell’educazione degli adulti, fino alla fondazione dell’UNLA con l’intervento patrocinatore di Francesco Saverio Nitti.
Sul piano delle sfide internazionali, invece, tre sono i momenti fondamentali da ricordare. Il primo riguardò Cuba: nel 1964 Fidel Castro invitò Anna Lorenzetto a valutare, quale osservatrice internazionale, gli esiti delle campagne di alfabetizzazione avviate da Castro stesso a Cuba (inutile precisare che gli esiti positivi del lavoro di osservazione furono secretati, dato il clima incandescente di allora dovuto alla cosiddetta “guerra fredda”). Il secondo momento, invece, riguardò l’influenza intellettuale che la Lorenzetto esercitò nel 1965 al Congresso mondiale dei ministri dell’educazione a Teheran: la sua relazione (La nuova educazione degli adulti che sorge dall’alfabetizzazione), tradotta finanche in arabo e in vietnamita, indusse l’Unesco ad aggiungere un nuovo capitolo (La partecipation de l’analphabète) nel documento programmatico della Conferenza. Nel 1971, infine, ed ecco il terzo momento, Anna Lorenzetto fu incaricata di dirigere la Divisione Alfabetizzazione e la Divisione Educazione degli Adulti dell’Unesco a Parigi.
2. Il documentario: “Anna Lorenzetto. Una rivoluzione silenziosa”.
Questi e molti altri aspetti sono adesso riassunti in un documentario promosso dall’UNLA con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri e realizzato da Anna Maria Sorbo e Simona Fasulo. Sessanta minuti di storia e di prospettive future, in cui diversi materiali di archivio (filmati, interviste, fotografie, corrispondenze) si alternano – con notevole potenza espressiva – alle testimonianze di chi – tra ieri e oggi – si è reso partecipe di un’esperienza riconosciuta quale frutto di una straordinaria visione: garantire l’ingresso permanente della società nella scuola, segno del carattere pragmatico del messaggio pedagogico diffuso dall’UNLA. Il risultato è l’affresco di un’Italia ancora poco nota o conosciuta, eppure meritevole di essere studiata per comprendere gli snodi fondamentali attraverso cui passò tanta parte del riscatto civile e morale del nostro Meridione. Il documentario, inoltre, mette in evidenza il significato odierno dell’insegnamento praticato da Anna Lorenzetto all’interno dell’UNLA, sintetizzabile nel seguente principio: il mancato possesso di un “alfabeto minore” (l’incapacità di leggere e di scrivere) impedisce sempre l’accesso ad un “alfabeto maggiore” (la partecipazione attiva alla vita sociale e politica, civile ed economica del Paese).
Ecco, in termini di attualità, il messaggio potrebbe tradursi nell’assioma secondo cui è l’analfabetismo funzionale, e non più quello strumentale, ad impedire – in vasti strati della popolazione – la maturazione di una cittadinanza attiva, critica e consapevole.
3. L’analfabetismo funzionale.
I dati forniti da Emilio Lastrucci, professore all’Università della Basilicata e presidente dell’Associazione Pedagogica Italiana, non lasciano spazio a dubbi e fraintendimenti: fuori dall’ambito scolastico, la difficoltà di comprendere testi semplici, accompagnata dall’assenza o quasi di competenze indispensabili nei processi elaborativi di informazioni essenziali nella vita di tutti i giorni, coinvolgono oltre il 47% della popolazione. Leggere dunque le avvertenze mediche, comprendere le istruzioni d’uso di cellulari ed elettrodomestici, distinguere tra fatto e opinione, comparare le differenze di costo, prenotare un biglietto ferroviario, orientarsi all’interno di un sito internet e così via, è per molti cosa alquanto difficile, se non impossibile. Si tratta di un’onda lunga che travolge l’impiego quotidiano sia di strumenti socio-culturali (ivi comprese la tecnologia digitale e la comunicazione multimediale) sia di informazioni e idee matematiche proprie della vita adulta, collocandosi l’Italia agli ultimi posti delle classifiche mondiali (nell’indagine Piaac 2017 l’Italia è penultima in Europa per livello di competenze e quartultima nell’area dei 33 Paesi analizzati dall’OCSE).
Un trend negativo aggravato da un elevato tasso di analfabetismo funzionale di ritorno: “la retrocessione cioè dovuta al fatto che, dopo la scuola, non si sollecitano più le attività acquisite in precedenza, come la lettura, l’informazione, la creatività e lo sviluppo di un pensiero critico generale” (in relazione a ciò andrebbero meglio letti e valutati gli ultimi dati dell’indagine OCSE-PISA 2019).
Una vera e propria assenza di allenamento mentale, insomma, aggravata da ulteriori fattori ostativi: scarsa circolazione dei libri, lavoro precario, mancanza di formazione continua, abbandono scolastico precoce, penalizzazione delle politiche culturali, ecc.
4. L’impegno dell’UNLA.
“Il nome di Anna Lorenzetto – ha dichiarato l’on. Vitaliano Gemelli, presidente dell’Unione – resta legato ad un’impresa di eccezionale valore educativo e sociale condotta con passione e tenacia pur nell’esiguità dei mezzi: la creazione di un originale modello di empowerment in cui l’apprendimento dell’alfabeto nell’adulto si sposa con la formazione di una coscienza civica, per raggiungere l’obiettivo di costruire cittadini consapevoli nell’ambito del nuovo tempo che le democrazie si trovano a vivere”.
Di qui l’impegno che da oltre settant’anni caratterizza l’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo: impegno in costante aggiornamento di fronte alle sfide (non facili) dell’attualità. (Riproduzione riservata©).
Cosa vuol dire essere liberali? > leggi qui
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L’articolo riassume parte della giornata di studi svoltasi a Roma il 5 dicembre 2019 in occasione della proiezione nazionale del documentario “Anna Lorenzetto: una rivoluzione silenziosa“. In basso la locandina dell’iniziativa patrocinata, tra gli altri, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Unesco.