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In ricordo di Arnaldo Mastrominico / di Pietro Guglielmo

Il 27 febbraio 2022 è venuto a mancare Arnaldo Mastrominico. Nato a Villamaina (AV) il 12 giugno 1933, laureatosi giovanissimo in Lettere e Storia presso l’Università di Napoli Federico II, Arnaldo Mastrominico ha dedicato la sua vita professionale all’insegnamento, alla formazione e alla dirigenza scolastica. Esponente della Democrazia Cristiana irpina, tra gli anni ’70 e ’80, si è occupato dei temi dell’istruzione e della cultura sul piano politico ed istituzionale, sostenendo tra le altre cose la nascita e lo sviluppo della rete bibliotecaria provinciale. Autore di numerosi articoli e saggi scientifici relativi ai suoi vari ambiti di interesse, tra i quali l’educazione degli adulti, non ha mai smesso di favorire la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale locale, dividendosi tra le sue due comunità di appartenenza, Gesualdo e Villamaina.

In riferimento al paese di residenza, Gesualdo (AV), il suo lavoro intellettuale è da annoverare tra gli approfondimenti pioneristici della figura e dell’opera del Principe madrigalista Carlo Gesualdo. A lui si deve infatti l’istituzione, nel 1978, della Biblioteca comunale intitolata a “Carlo Gesualdo, eccelso madrigalista”: dicitura, questa, voluta per superare i tanti pregiudizi e le molte leggende che, ancora negli anni Settanta, offuscavano il riconoscimento della dimensione artistica gesualdiana. Ne nacque un intenso programma educativo che culminò nel 1979 con la rappresentazione della Drammaturgia musicale di Jean Pierre Nortel tratta dai “Responsoria” e dal “Miserere” di Carlo Gesualdo, eseguita dall’Ensemble Polyphonique de France sotto la direzione di Charles Ravier e con la voce recitante di Alain Cuny.

Con il paese di origine, Villamaina, Arnaldo Mastrominico non ha mai reciso il suo rapporto, tanto da definirlo “robusto e maestoso, al pari del vecchio olmo che campeggiava nel centro della piazza cittadina”. Ha pubblicato nel 2006 la ricerca storico-letteraria intitolata “Omaggio a Giovanni Gussone, Botanico della Reale Corte dei Borbone”; al momento della sua dipartita, invece, aveva appena terminato uno scritto su “Paolino Macchia, la valle d’Ansanto e le acque termo-minerali di Villamaina”, destinato alla stampa.

Nel discorso che segue, Pietro Guglielmo, al quale sono infinitamente grato, ne ricorda l’attività svolta sul fronte della lotta nazionale all’analfabetismo, sia strumentale sia funzionale, sottolineando il rapporto di collaborazione ed amicizia che Arnaldo Mastrominico ebbe con il Ministro della Pubblica Istruzione Salvatore Valitutti e con la pedagogista Anna Lorenzetto, della quale condivise i progetti che la stessa varò quale Presidente dell’Unesco a Parigi.

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Ritengo doveroso ricordare l’amico Arnaldo Mastrominico attraverso questo mio breve intervento perché si abbia ulteriore conoscenza del portato culturale di un uomo che ha dedicato gran parte della sua attività di Professore, di Preside e di Dirigente UNLA al problema dell’elevazione sociale, economica e umana delle Comunità destinatarie in Italia dei “Centri di cultura popolare”.

Alcuni aspetti della sua ricca personalità sfuggono forse alla conoscenza di alcuni per via della sua riservatezza, della sua indole votata all’umiltà e della sua formazione etica.

L’UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo) fu fondata nel 1947 per combattere l’analfabetismo strumentale del Mezzogiorno che, in alcuni piccoli comuni, raggiungeva l’83%. Fu così che nel Mezzogiorno dell’Italia devastata dalla Seconda Guerra Mondiale furono istituiti i “Centri di cultura popolare”, in cui ogni cittadino poteva acquisire e sperimentare l’arte della cittadinanza attiva e della partecipazione democratica alla vita sociale e politica. Da subito la Professoressa Anna Lorenzetto, pedagogista di fama e presidente dell’Unione, si rese conto che i Dirigenti dei Centri, i collaboratori, gli insegnanti volontari andavano preparati per perseguire e realizzare gli obiettivi previsti dallo Statuto dell’Ente. In questo contesto, il Centro di cultura popolare di Gesualdo fu affidato ad Arnaldo, il quale si rivelò una miniera di idee che per la Lorenzetto divennero strategie educative e formative nell’Educazione degli Adulti.

Arnaldo, per conquistarsi la volenterosa collaborazione dei membri della sua organizzazione culturale, fece ricorso a tutte le sue risorse intellettuali, morali e psicologiche e riuscì ad offrire ai suoi Centristi le più profonde ed efficaci motivazioni alla frequenza. Divenne così un leader dotato di viva sensibilità umana e profondamente convinto della validità dei suoi doveri sociali. Esercitava la sua funzione di guida e di animatore soprattutto svolgendo attività tendenti a far sentire a tutti il fascino delle finalità della organizzazione UNLA e l’importanza del contributo diretto di tutti i Centristi alla creazione di una società più prospera e più giusta verso tutti.

L’esercizio della sua funzione di Dirigente richiese l’impegno costante della sua intelligenza, il coinvolgimento dei suoi sentimenti e della sua stessa persona fisica in riunioni, viaggi, compilazione di programmi, relazioni, conversazioni telefoniche, corsi di formazione, con dispendio di tempo e di energie.

La Lorenzetto visitò il Centro UNLA di Gesualdo per ben cinque volte, non per elargire sostegno né per verificare l’andamento delle attività. Si muoveva da Roma per “rubare” ad Arnaldo la sua creatività, cioè la capacità di formulare e di attuare soluzioni nuove e nuove strategie.      Nel Centro di Gesualdo la Lorenzetto cercava motivazioni e idee feconde di sviluppi positivi per la realizzazione di una qualità della vita degli Adulti veramente più alta e di un autentico progresso della civiltà umana.

Il grande merito di Arnaldo fu quello di conformarsi ai bisogni e ai valori dell’individuo adottando il modello più efficiente della motivazione che è, senza dubbio, quello della interiorizzazione delle finalità dell’organizzazione UNLA, cioè quello che riesce a suscitare un’adesione piena, convinta, entusiastica agli obiettivi del Centro UNLA che divengono, così, obiettivi personali, affascinanti, degni di essere perseguiti con tutte le energie per realizzare un proprio ideale di vita.

La cultura dell’umanità propugnata da Arnaldo apparve alla Lorenzetto, pertanto, ideale educativo che, mentre pone l’uomo dinanzi al mistero contenuto nella sua interiorità, lo mette di fronte all’obbligo di vivere in autenticità valori sociali e valori civili.

Il Centro di cultura popolare era per la Lorenzetto e per Arnaldo una scuola di pensiero finalizzata certamente alla lotta contro l’analfabetismo, ma intesa soprattutto come istituzione di volontariato impegnata per il potenziamento dei “talenti” personali, nella convinzione profonda che chi si educa possa divenire più saldo nei rapporti con se stesso, con l’universo comunitario e con quello naturale.

Fu così che furono organizzati i Corsi residenziali di formazione per Dirigenti, per collaboratori e per volontari, tanto in Italia quanto in altri Paesi d’Europa. E fu così che io ebbi modo di conoscere Arnaldo nella veste di “Formatore e di mediatore culturale”. La prima volta fu alla metà degli anni Settanta, a Contursi Terme, presso l’Hotel “Parco delle Querce”.

Arnaldo, presentato dall’allora Ministro della Pubblica Istruzione Salvatore Valitutti, prese la parola con voce flebile e con sorriso empatico. Regola voleva che tutti i Dirigenti dei Centri e i collaboratori fossero obbligati a prendere appunti per poi redigere una propria, personalissima relazione scritta, da leggere pubblicamente a fine Corso, dalla quale (per gli insegnanti collaboratori) dipendeva la nomina a Docente nei Corsi di Scuola Popolare di tipo A-B-C e nei Corsi CRACIS organizzati dai Centri UNLA.

Spesso il Ministro Valitutti abbandonava il tavolo del Corso di formazione e, dopo aver spento l’immancabile sigaretta e aver liberato la giacca dalle ceneri della combustione, raggiungeva il divano per una pennichella ante-pranzo. Arnaldo continuava la lezione del Ministro. Inizialmente, non senza il brusìo e il chiacchiericcio dei presenti intercalato da un immancabile: “La rottura continua!”. Così disse qualcuno. In effetti la “rottura” avvenne, perché dopo le prime parole di Arnaldo tutti tacquero e tutti cominciarono ad annotare quello che il sostituto relatore andava dicendo.

Dai miei appunti ingialliti dal tempo, ma ancora freschi di stampa e ridondanti di attualità, ho ricavato alcune parole di Arnaldo:

Le iniziative che in tale direzione (continuando il discorso del Ministro) già esistono in alcuni Paesi dell’Europa dovranno, quindi, estendersi al più presto a tutte le altre Nazioni desiderose di contribuire positivamente al vero progresso dell’umanità, preoccupandosi, naturalmente, di definire, in via preliminare e con la massima chiarezza, le finalità dell’azione direttiva e gli elementi costitutivi della personalità del Dirigente dei Centri UNLA.

Proseguiva Arnaldo:

Il motivo ispiratore di questo Corso di formazione è la chiara e profonda convinzione che il Dirigente di un Centro UNLA, nel momento in cui assume le sue responsabilità, deve considerarsi strettamente obbligato ad operare con intelligenza, perizia e profonda sensibilità umana per garantire ai Centristi che deve guidare la possibilità di conseguire prosperità, benessere ed un libero, dignitoso sviluppo della (loro) persona umana. La conquista dell’alfabeto è soltanto un primo passo per un percorso successivo che dia agli uomini del nostro tempo una visione completa della realtà economica, politica, sociale e umana in cui siamo immersi. Ma poiché l’efficacia dell’azione direttiva non dipende solo dalla volontà di operare per il benessere della Comunità in cui trovasi il Centro, ma anche dalla quantità e dalla qualità delle conoscenze che il Dirigente possiede, risulta assolutamente necessario mettere i Dirigenti di tutti i livelli in grado di acquisire una solida, ampia profonda preparazione culturale, etica e scientifica. Non sorprenda nessuno il fatto che a tutti i Dirigenti si richieda anzitutto una vasta e sicura preparazione culturale. Bisogna muovere dalla convinzione che il Dirigente non deve essere un regolo calcolatore, ma una delle migliori espressioni della nostra civiltà, un individuo, cioè, in grado di comprendere pienamente le molteplici esigenze degli uomini del suo tempo, dotato di una visione globale della realtà che può derivare solamente da una ricca e profonda formazione culturale.

Da Arnaldo la cultura era celebrata come una forza umanizzante e liberante e da lui intesa come coltivazione dell’uomo nei valori umani:

La cultura, allora, è produzione spirituale continua, creazione culturale dell’uomo che si apre sempre verso nuove méte ed orizzonti e si rende fruibile perché l’uomo possa nutrirsene e guadagnare nuove forme di vita e di relazioni.

Fui molto colpito dalla distinzione che Arnaldo faceva nei suoi interventi tra “cultura animi” e “cultura mentis”. La prima, diceva, deriva da colere e significa ‘coltivare’ e la seconda proviene da educere e significa “tirar fuori”. Di qui una serie di argomenti trattati. Ne trascrivo alcuni titoli:

  • Il Centro di Cultura Popolare UNLA come Scuola di Cultura.
  • Per una “pedagogia della cultura”.
  • Cultura e persona.
  • Cultura e crescita comunitaria.
  • Come motivare i Centristi alla lettura.

Rivolti specificatamente ai giovani collaboratori e volontari nei Centri erano, poi, i seguenti titoli:

  • Visione giovanile delle qualità umane.
  • Relazione tra conoscenze, attitudini e valori.
  • Libri e tecnologie della comunicazione.

La cosa che maggiormente mi colpì a Contursi, durante il Corso di formazione, fu che, ogni mattina il Ministro Valitutti si appartava con Arnaldo vicino alla piscina e gli consegnava la scaletta degli argomenti da affrontare. I temi da lui trattati, quindi, non erano stati primariamente approfonditi, ma già suo patrimonio culturale correttamente interiorizzato e perciò facilmente fruibili da noi uditori.

Ho seguito successivamente le lezioni di Arnaldo durante i Corsi di aggiornamento e di Formazione svoltisi nei seguenti luoghi:

  • Castello Federiciano di Melfi;
  • Complesso culturale di formazione di Roggiano Gravina;
  • Centro di Cultura Popolare di Salerno in via Calata San Vito;
  • Palazzo della Civiltà del Lavoro a Roma;
  • Domus Mariae a Roma.

Riprendo dagli appunti di allora un’altra sua affermazione:

Ai nostri paesi emarginati e relegati nella Zona dell’osso, di cui agli studi del Prof. Manlio Rossi Doria, servono persone che si siano affrancate non soltanto dall’analfabetismo strumentale, ma che si siano avviate al superamento dell’analfabetismo del pensiero statico attraverso una autoeducazione continua.

Arnaldo aveva capito molto prima del tempo che occorreva incamminarsi “verso l’educazione permanente e verso la lotta all’analfabetismo funzionale emergente”, che oggi caratterizza gran parte della società italiana!

                                                                      Pietro Guglielmo