Conversare su (e per) Gesualdo
Ho sempre detto, fin qui, che il nome Gesualdo ha una duplice valenza. Esso, infatti, è un “gran cognome” dell’antichità che – in un certo momento della storia – si è sovrapposto ad un luogo specifico dell’Irpinia, il territorio appunto di Gesualdo. Questo, dunque, attestato fin dall’età longobarda, finì col diventare sede privilegiata di una delle famiglie più potenti del vicereame spagnolo in Italia, la famiglia Gesualdo, che vantava origini normanne. Vorrei dire adesso, però, senza cadere in eccesso, che, almeno per chi scrive, la valenza di quel nome è senz’altro triplice. E questo perché, accanto ai due dati appena ricordati, ve n’è un terzo che pretende di sintetizzare i precedenti: Gesualdo è il nome di una Casa editrice (noi amiamo dire Casa di libri, arte e cultura) che, trovando sede nell’omonimo comune irpino, riflette il carattere visionario del suo Signore più illustre, il Principe madrigalista Carlo Gesualdo (1566-1613).
Erede ideale allora dell’antica Stamperia Carlino, che Carlo Gesualdo fece impiantare nel suo Castello avito, dando corpo con essa ai suoi capolavori musicali, la Gesualdo Edizioni ha ritrovato nella genealogia storica del proprio nome le forme di un’impresa culturale che si voleva subito riconoscibile nel panorama editoriale nazionale.
Quanto questa operazione sia riuscita lo dirà il tempo. Da parte nostra, intanto, il compito di dare alcune coordinate a quel tempo stesso, affinché esso non sfugga completamente di mano.
La riconoscenza che si conserva verso l’origine visionaria del progetto è alla base di una specifica collana che, intitolata “Gesualdiana”, è stata appena inaugurata in una nuova serie con l’accattivante saggio di Giuseppina Finno, Conversazioni Gesualdiane. Si tratta di otto piacevoli discussioni con otto autorevoli presenze del mondo musicale ed artistico internazionale, tra i migliori esperti in ambito gesualdiano: Glenn Watkins, Roberto De Simone, Bo Holten, Walter Testolin, Ewald Reder, Andrea Louis Ballardini, Kathy Toma, Marie Stravinsky. Ad impreziosire il tutto, la prefazione di Andrea Tarabbia.
Ho insistito molto affinché Giuseppina Finno raccogliesse queste sue interviste in un libro, spiegandone il disegno unitario e inaugurando nel contempo la nuova serie di una collana editoriale che di quel disegno rappresenta (vorrebbe rappresentare) l’emblema.
Lo scopo perseguito è presto detto: riunire in un unico filone d’indagine contributi che spieghino il valore culturale attuale delle invenzioni e delle intuizioni gesualdiane, degli “artifizi” cioè che hanno fatto di un compositore cinque-seicentesco una fonte incessante d’ispirazione per la contemporaneità, dalla musica alla ricerca storica, dal romanzo alla poesia, dal teatro al cinema, dall’arte alla filosofia.
Già in altro luogo di questo blog si è spiegato come ha avuto inizio il percorso d’analisi della storia gesualdiana in chiave “culturale” (> clicca qui).
Giuseppina Finno, appassionandosi all’incontro di Igor Stravinsky con il genio gesualdiano, selezionò della biografia stravinskiana i frammenti relativi a quel particolare rapporto, sottolineando il peso che la riscoperta dell’opera di Carlo Gesualdo ebbe nella vita del compositore russo e, per il suo tramite, dato il carattere cosmopolita del personaggio, su buona parte della cultura artistica del Novecento. Si può dire così che la produzione musicale di Carlo Gesualdo, trascurata per lungo tempo a vantaggio delle tormentate vicende biografiche del Principe, ha riacquistato un posto di assoluto rilievo nella storia della musica e delle arti grazie all’originale lavoro di recupero compiuto proprio da Igor Stravinsky. Fu dopo la prima mondiale del Monumentum pro Gesualdo, accolta con entusiasmo durante la Biennale di Venezia del 1960, che si sono moltiplicate le ricerche italiane e straniere intorno all’opera gesualdiana, coltivata oggi da un numero crescente – si diceva – di musicisti, registi, scrittori, intellettuali ed artisti.
Ebbene, sulle ragioni di questo durevole successo Giuseppina Finno non ha mai smesso di interrogarsi, chiedendone conto anzi agli interlocutori che ha avuto modo d’incontrare nel frattempo. E il desiderio di giungere alle radici della questione l’ha spinta, questa volta, a mettere su un confronto tra personalità in grado di “affrontare il problema” e fornire risposte convincenti. Nel testo si parla più esattamente di un “confronto a distanza”, dove la distanza è sia di tempo che di spazio. Le riflessioni messe insieme, infatti, riguardano tempi diversi e, considerata la provenienza degli intervistati, sono rappresentative di un’area geografica vastissima che tocca gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Danimarca, la Svizzera, la Boemia, oltre ovviamente all’Italia. Segno della fama autenticamente internazionale di cui gode Carlo Gesualdo. Sarebbe grave errore, tuttavia, pensare che quella fama sia strutturata allo stesso modo, senza sfumature di sorta, nel contesto internazionale attuale. Non a caso, la figura di Carlo Gesualdo che il libro restituisce è a dir poco poliedrica.
Se tutti gli intervistati convengono sulla grandezza del personaggio, quest’ultimo viene da ciascuno inquadrato in maniera diversa. Si tratta di un aspetto davvero sorprendente. Se per Glenn Watkins i madrigali di Carlo Gesualdo possono essere validamente studiati sul piano strumentale, prescindendo dai testi e finanche dalle voci, non lo stesso è per Roberto De Simone, che fa della “tonalità” propria e tipica dei madrigali la “cifra stilistica” essenziale di Carlo Gesualdo; se per Bo Holten è innegabile il carattere visionario dell’opera gesualdiana, per Walter Testolin la ricerca del Principe fu indirizzata più ad un tempo passato ed irrimediabilmente perduto che ad uno futuro e migliore; se Ewald Reder considera essenziale padroneggiare la biografia di Carlo Gesualdo per meglio comprenderne la musica, Andrea Louis Ballardini e Kathy Toma esaltano una dimensione dello spazio gesualdiano che superò di gran lunga i confini dei regni d’antico regime, ritornando per questa via alla forza dei luoghi biografici. Dopotutto, come testimonia in conclusione Marie Stravinsky, sia che si parli dell’esatta identificazione dello stile gesualdiano o della discendenza artistica del Principe madrigalista, della contemporaneità della sua musica o della storicizzazione della stessa, l’interesse esploso intorno ad essa negli ambiti più disparati sottende sempre lo stesso desiderio: ripercorrere i passi di un Musico impostosi, non ci si stancherà mai di ripeterlo, come fonte di continua ed incessante ispirazione, sia pure secondo schemi e modelli differenti.
Al libro di Giuseppina Finno spetta pertanto un merito sopra tutti: aver risposto ad una intuizione semplice eppure cruciale, scrive in prefazione Andrea Tarabbia, ricordando che “si può raccontare Gesualdo soltanto a patto di lasciarsi guidare da lui, dalla sua visione delle cose, e dunque attraverso un coro di voci, una polifonia”.
Una lettura, insomma, da non perdere. Anzi, da condividere con quanti amano il valore irrinunciabile della conversazione!
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Scheda libro: Giuseppina Finno, Conversazioni gesualdiane, 2022 [pp. 1-104 / ISBN 9788885498341].