Crocco, Pallavicini e la guerra per il Mezzogiorno
Dialogare con Carmine Pinto, benemerito professore di Storia contemporanea presso l’Università di Salerno, costituisce un’occasione vera di arricchimento.
Il suo libro, Il brigante e il generale, rappresenta senza dubbio un contributo fondamentale per lo studio del brigantaggio post-unitario e del Risorgimento nel suo complesso. Pinto riesce a coniugare in modo efficace il rigore accademico con uno stile narrativo fluido e coinvolgente, che rende il saggio accessibile a un pubblico più ampio, non solo agli specialisti. Questa capacità di unire talento storico e letterario è uno dei punti di forza dell’opera, lodata dalla critica proprio per la brillantezza della scrittura e l’equilibrio tra analisi storiografica e narrazione.
Uno degli aspetti più rilevanti del libro è la capacità di Pinto di offrire nuove chiavi di lettura su un fenomeno complesso come il brigantaggio. L’autore evita facili manicheismi, riuscendo a dipingere un quadro articolato in cui convivono la componente politica e sociale delle prime fasi del brigantaggio e la sua successiva degenerazione in criminalità. In particolare, la scelta di mettere a confronto due figure iconiche ma profondamente diverse, come il generale sabaudo Pallavicini e il brigante Carmine Crocco, permette a Pinto di affrontare il tema da una prospettiva più umana e sfaccettata. Questo confronto consente una riflessione sul Risorgimento non solo come evento militare e politico, ma anche come fenomeno sociale con profonde conseguenze sulla popolazione e sulle istituzioni del Mezzogiorno.
Dal punto di vista storiografico, Il brigante e il generale rappresenta un punto di svolta perché va oltre la visione tradizionale del brigantaggio come fenomeno esclusivamente criminale o di resistenza borbonica. Pinto sottolinea l’importanza dei “manutengoli” e la capacità del brigantaggio di prosperare grazie all’appoggio di una rete sociale che includeva settori dell’aristocrazia locale, delineando così una realtà più complessa rispetto alle letture precedenti. Inoltre, la distinzione tra la fase più politica e quella successivamente criminale del brigantaggio arricchisce la comprensione del fenomeno, offrendo un’analisi accurata delle sue dinamiche interne.
Il brigante e il generale, insomma, si distingue come un’opera fondamentale sia per l’innovatività delle sue tesi storiografiche che per la qualità della sua scrittura. Pinto riesce a dare nuova luce a un tema complesso e controverso, offrendo un contributo che è destinato a influenzare il dibattito storico negli anni a venire. L’opera si rivela quindi non solo un punto di riferimento per gli studiosi del Risorgimento e del brigantaggio, ma anche una lettura appassionante per chiunque voglia approfondire la storia del Mezzogiorno post-unitario.
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Il dialogo con Carmine Pinto è avvenuto nell’ambito di un incontro organizzato dalla Pro loco di Gesualdo il 30 aprile 2024.