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A volte la politica altro non è che un certo modo di agitare il popolo, prima dell’uso.

(Talleyrand)

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Non che tu mi abbia ingannato, ma che io non ti creda più: questo mi ha scosso.

(F. Nietzsche)

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Ditemi, amici miei, non pensate mai voi che i suoni di cui disponiamo siano limitati, e pochi, e che per questo non sia possibile esprimere tutto ciò che vorremmo?

(Andrea Tarabbia)

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Eterni viandanti di noi stessi, non esiste altro paesaggio se non quello che siamo.

(Fernando Pessoa)

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È meglio desiderare qualcosa di irraggiungibile che sapere che si è avverata solo l’ombra dei nostri sogni.

(Gustaw Herling)

— Gustaw Herling
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Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida e visionaria follia.

(Erasmo da Rotterdam)

— Erasmo da Rotterdam
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Conosci la storia (per nulla fantastica) del Pentcho? / 2

La partenza

Il primo a prendere la parola è Alexander Citrom, colui dal quale tutto ha avuto inizio. Spiega il giovane studente le difficoltà legate alla ricerca di finanziamenti per un’impresa percepita da chiunque nella sua gravosità. Trovato il potenziale finanziatore, un ricco negoziante, ebreo anch’egli, Alexander farà attenzione a toccare tutti i tasti possibili utili al raggiungimento del suo scopo. Farà appello all’orgoglio dell’appartenenza, alla fede comune, alla rabbia per un comune destino ingiusto, fino alla finzione adulatrice per il potere e il danaro. Continue reading

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Conosci la storia (per nulla fantastica) del Pentcho? / 3

Il Danubio

Della navigazione lungo il Danubio colpiscono le parole dello studente Karl Hoffmann: “Costretti in spazi angusti, con i viveri sempre più ridotti e il caldo opprimente a togliere forza dopo notti insonni, noi cimici del Pentcho cominciammo così, per la prima volta dopo la partenza, a sperimentare anche la rabbia, l’aggressività, la violenza fisica: l’ultimo stadio, prima della follia”. Continue reading

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Conosci la storia (per nulla fantastica) del Pentcho? / 4

Ferramonti

Della permanenza in Calabria, a Ferramonti, rimane impressa la testimonianza (ristretta, asciugata e ritratta) del farmacista: “Mi sembrava di essere diventato un oggetto: ero io, il lenzuolo consunto che copriva il pagliericcio della branda; io, la borsa di cuoio che avevo riempito di ricordi e che mi faceva da scomodo cuscino; io, le scarpe che mi guardavano tristi e inoperose dal fondo del letto, chiedendomi se le avrei mai più calzate. […] Per questo ero diventato bravissimo nel restare immobile […]. Avevo persino imparato a respirare più piano, cautamente: quasi di soppiatto, per evitare che il dolore che avevo dentro si accorgesse che ero ancora vivo e ricominciasse a torturarmi”. Continue reading